mercoledì 4 febbraio 2009

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Scrivere letteratura fantastica non è la "santa evasione del prigioniero dalla sua cella".
E non lo è leggerla.

Non è un'evasione.

E' un alibi. Che nel mondo si continui pure a commettere delitti , a uccidere innocenti, a vessare il prossimo nei modi più atroci. Noi non c'entriamo nulla. Noi siamo sempre altrove.

3 commenti:

  1. Mah, non direi... immagino che ciascuno di noi abbia una propria sensibilità che lo porta a compiere "riti" più o meno quotidiani.
    Leggere o scrivere non impediscono alla gente di fare altro, come ho detto, dipende dall'individuo...

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  2. Questo è sacrosanto. Nessun fantasista puà evitare di avere a che fare con la vita di tutti i giorni, volente o nolente.
    Solo che ho letto troppi blog di scrittori dilettanti del fantasy dove si rivendicava il diritto dello scrittore Fantasy ad esiliarsi dai problemi del mondo contemporaneo per poter combattere "la vera battaglia, quella contro il Male".

    Io scrivo per esprimere il mio pensiero, i bisogni della mia anima e i miei valori.
    Leggo per cercare gli stessi valori in altre persone, per godere della bellezza che l'arte riesce a produrre.

    Se però, impegnata nella scrittura e nella lettura, non vedo quello che accade attorno a me, e mi disinteresso dei problemi del mondo questa è una distrazione gravissima, non un merito.
    Se la letteratura per me non è un modo di parlare della realtà ma è una maniera per sfuggirle so bene che la mia produzione sarà senz'anima, e di scarsa qualità.

    - Ulja -

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  3. Più che altro li considererei "pseudo-scrittori" dilettati dal fantasy... per il resto concordo con te e mi domando: cosa diamine significa combattere "la battaglia contro il Male", riallacciandomi al posto dopo questo...

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