lunedì 16 marzo 2009

Pubblicare e celare

Il primo tomo del mio romanzo (un epos fantasy di taglia medium) verrà pubblicato da un piccolo editore entro settembre. I dubbi sono ancora tanti, ma la speranza ogni tanto si palesa in modo così sfavillante da abbagliarmi.

C'è però una ferita, un baratro d'ombra che potrà sembrare infinitesimale a molti, ma è riempito da un nulla così denso da inghiottire tutto.
Quel nulla ha divorato in un attimo gli ottant'anni di vita di una persona meravigliosa: la mamma del mio carissimo compagno, la nonna dei miei bimbi.
Una cassettina lucida è celata dietro il muro di un mesto cinerario. Insieme alla cassettina c'è un biglietto. Una poesia che io ho scritto per la madre che abbiamo perduto.

Celare è più difficile che pubblicare.

mercoledì 18 febbraio 2009

Mostri e fantasmi - prima parte -

Nel Paese del Cactus non esistevano uomini cattivi. Come potevano infatti essere malvagi degli uomini tanto saggi da scegliere come proprio sovrano il bel Principe dei Nani?
Esistevano sì delle persone che contro tale sovrano s'erano pronunciate, ma non erano però cattive. Semplicemente s'erano sbagliate, e sicuramente, in una futura occasione, avrebbero appoggiato il loro Giusto Signore. Si sarebbero convinte del loro errore. Oppure, semplicemente, si sarebbero rassegnate a sostenerlo , visto che Il Sommo Nano avrebbe fatto svanire i suoi avversari tramite la magia.

Nel Bel Paese ove i Cacti fiorivano però c'erano ugualmente furti, omicidi, rapine, stupri, truffe e raggiri.
Com'era possibile tutto questo? Come potevano delle persone Buone e Giuste e Sagge commettere dei reati?
Semplice, non era la Brava Gente, i sudditi dell'Eccelso Gnomo a perpetrarli, ma mostri maligni e orridi fantasmi.

I Mostri erano creature che d'umano non avevano nulla, che ammazzavano e ladravano con la stessa naturalezza con cui le bimbe estirpano le margheritine.
I Fantasmi invece un tempo erano stati uomini, ma avevano perso misteriosamente la loro umanità, trasformandosi in spettri sanguinari capaci di ogni nefandezza.

Uno dei saggi ministri del sapiente sovrano decise allora di porre rimedio al dilagare delle Forze del Male e proclamò un Editto per la Sicurezza della Brava Gente, contro i mostri e i fantasmi cattivi.
Da più parti poi si sollevarono le voci dei Coraggiosi che intendevano creare Ardite Compagnie di Volontari, armate solo dell'usbergo della loro onestà e della lama della loro Giustizia, o anche di strumenti meno suggestivi ma più pratici nell'uso, che affrontassero tali Orrendi Negrori.

Tutto sembrava evolversi verso un'epica campagna contro le Tenebre quando alcuni Sudditi, aggirandosi per il bel paese, si accorsero di strane cose.
Videro le donne dei Mostri che portavano a spasso i loro Mostriciattoli. Ed erano graziose quelle donne, benché infide, e i bimbi mostri non erano poi così diversi dai bimbi umani.
Scorsero i fantasmi che si aggiravano per le vie, popolavano gli edifici e s'avvidero che erano proprio loro a svolgere i lavori più umili.
Le case e le città erano pulite dai fantasmi. I fantasmi tracciavano le strade, costruivano gli edifici, preparavano i pasti, curavano gli anziani e i bambini.
Senza i fantasmi tutto il paese sarebbe crollato.

Spaventati all'idea che una campagna contro Mostri E Fantasmi invece che salvare la Terra dei Cacti avrebbe potuto invece portarla alla rovina anche i Probi cominciarono a levare la loro voce, a dire che i Mostri potevano essere emendati, educandoli al bene fin da piccoli, e i Fantasmi riportati alla condizione umana.

Di fronte a tale voce i Coraggiosi batterono le lance sugli scudi con vigore ancor maggiore. E proclamarono che coloro che difendevano Mostri e Fantasmi erano loro alleati e Nemici del Regno e l'unico modo per salvare il paese era imprigionare e annientare i Mostri e rispedire i Fantasmi nell'Aldilà.

Per la magica terra del Cactus si diffuse quindi una generale, terribile confusione. I Coraggiosi si facevano forti dell'appoggio del Re e dell'esercito, i Probi avevano reclutato i migliori bardi del reame e i sapienti più saggi per propugnare le loro ragioni.
Ovviamente il resto della gente appoggiava con più facilità chi prometteva di difendere il regno con la forza, piuttosto che chi riempiva l'aere di dolci canti e armoniosi discorsi.

I Coraggiosi mettevano alla gogna tutti i Mostri che riuscivano a catturare , prima di annientarli, e tutti i Fantasmi, prima di ricacciarli nell'aldilà, e la gente approvava.
I Probi raccontavano per le vie storie di Mostri buoni e di Fantasmi onesti, e la gente un po' ci credeva.

I Coraggiosi organizzavano temibili compagnie. I Probi organizzavano Compagnie contro cotali Compagnie.
Un gran disastro, insomma, mentre la gente continuava ad essere derubata e uccisa ancor peggio di prima.

Questa situazione durò per i secoli dei secoli. E amen. Nessun eroe seppe porre rimedio. Ma c'era davvero bisogno di un Eroe?

mercoledì 4 febbraio 2009

L'eterna lotta ta il Male e il Peggio?

Qui non si parla di "lampadine". Di eventi che durano solo per giorni, mesi o anni, che hanno una scadenza.
Ma non si parla neppure di Cose Eterne.

Perchè nulla è eterno.

Neppure il Bene e il Male.
Essi non esistono. Non esiste cioè il Bene assoluto, non esiste il Male in sé e per sé.
Il Male ha potenza distruttiva perchè esiste solo un attimo, e in quell'attimo si compie, in tutta la sua potenza. Non esiste la sua eternità ma la sua reiterazione, che diventa un'abitudine, una norma.
Il Bene può salvare e purificare l'uomo solo grazie all'attimo in cui viene compiuto. Ma ci vuole sensibilità per compiere il bene, compassione, pietas. La buona azione può essere accolta da chi ne è oggetto come un'imposizione. Se non c'è consonanza tra le anime è inutile.

Non esistono comunque buoni e cattivi. Esiste l'individuo che compie una scelta e agisce, ignorando l'assoluto e cogliendo l'attimo.
Esiste la quotidianità delle buone azioni e delle cattive. E la prima può essere aberrante e inutile come può essere volgare e disumanizzante la seconda.

Non occorre far riferimento a giudici supremi e a concetti eterni. La prima autorità a cui far riferimento siamo noi stessi. La seconda è la persona che ci sta davanti.

Oltre non si vada.

Questo post non vi piacerà.

Scrivere letteratura fantastica non è la "santa evasione del prigioniero dalla sua cella".
E non lo è leggerla.

Non è un'evasione.

E' un alibi. Che nel mondo si continui pure a commettere delitti , a uccidere innocenti, a vessare il prossimo nei modi più atroci. Noi non c'entriamo nulla. Noi siamo sempre altrove.

martedì 3 febbraio 2009

Postilla sull'amore platonico tra gli elfi.

Con Tolkien la questione è proprio difficile. Nello scorso intervento ho spiegato come intendesse l'amore tra gli elfi come qualcosa di puro, non "sterilizzato".

Il fatto è però che nemmeno il profesùr riesce a rappresentare l'amore ideale
La sensualità nelle sue opere è quasi sempre lussuria. La sua è una concezione dell'eros degna di un catechismo per cresimandi. Proprio Tolkien non riesce a rappresentarlo il suo "vero amore", soprattutto quello felice, e chi si concede alla passione, sebbene "pura", fa una brutta fine. Quindi nell'opera del padre del fantasy il sesso è cosa sottointesa, taciuta, se non negata, il buon vecchio "si fa ma non si dice" delle nostre nonne.
Purtroppo il lettore proprio non riesce a immaginarlo un amore così, e preferisce intendere gli Eldar come attivisti dell'amore platonico, piuttosto che in veste di pruriginosi cattolici d'educazione vittoriana.

Comunque la si metta, però, nemmeno Tolkien dice che gli Elfi praticano preferibilmente l'amore platonico. Quindi, attenti a voi, lettori e scrittori troppo casti!

lunedì 2 febbraio 2009

Contro gli Elfi che ... - 2 parte -

Vane móna! questo probabilmente urlavano i giovani noldor ubriachi nei boschi di Arda quando incrociavano una bella fanciulla. La prima parola si traduce "bella". La seconda... beh, la si può anche non tradurre.

Scommetto che voi anime belle vi siete scandalizzati oltremodo. Come potrebbero degli evanescenti elfi tolkieniani usare un linguaggio degno di un branco di giovinastri di Mestre a caccia di ragazze?
Ammetto che la mia è una battuta, ma la parola móna in quenya esiste e significa "grembo femminile", e quindi... quella roba là.

Scherzi a parte quello sul loro carattere quasi asessuato sarebbe proprio uno dei cliché sugli elfi da demolire. Ce ne sono però molti altri, quindi procediamo con ordine.
Un'avvertenza. Tali luoghi comuni sarebbero da evitare negli elfi che compaiono in letteratura. I giochi di ruolo sono ben altra cosa.


Gli elfi sono tutti perfetti fisicamente, alti, biondi, belli e ariani.
Concetto oltremodo aberrante. E' assurdo pensare che a una creatura millenaria come si suppone sia un elfo non succeda mai nulla durante tutti i suoi secoli di vita che lasci un segno sopra il suo bel corpicino. Una cicatrice, un arto stortignaccolo, un dente saltato via, un'unghia incarnita... sicuramente tutti gli elfi hanno un difetto del genere. Non giungo a toccare il discorso sulla dentatura e sulle tare ereditarie che tale gente, organizzata in comunità chiuse, e probabilmente avvezza al matrimonio tra consanguinei, dovrebbe avere, già affrontato da una blogger artropode più popolare e acuta di me...
Per quanto riguarda la corrispondenza delle caratteristiche fisiche dei membri di tale popolo a quelle auspicate dalle riviste di propaganda sulla razza della Germania fine anni Trenta... no comment.

Gli Oscuri sono piccoletti e neri perché questa è una punizione per la loro malvagità.
Che ingiustiizia. Solo perchè siamo piccoli e neri! Pigolano i Drow ogni qual volta i buoni di turno invadono l'Underdark.
Non è così?
Le caratteristiche attribuite ai dark elves comunque mi sembrano un altro effetto della propaganda Hilteriana in Alfheim. Se si ragionasse così anche nella vita reale bisognerebbe pensare che i pigmei sono gli uomini più malvagi della terra.

Gli Elfi mangiano poco, ovvero quasi non mangiano, e perciò sono tutti magrolini e svelti.
Questo discorso è quasi altrettanto criminale, direi addirittura pro-ana (ana come anoressia, senza la elle finale, di sesso parliamo dopo). Che gli elfi debbano mangiare per assumere i nutrienti che permettano loro di conservarsi la pelle morbida e rosea, i denti sani e i capelli lustri è naturale.
Che gusto c'è poi a vivere mill'anni se non ci si può strafogare ogni tanto?
Lo stesso Tolkien, padre degli elfi pseudoangelici e morigerati, li rappresenta impegnati in feste e banchetti.
Per non parlare poi del Lokasenna, nel quale i Luminosi mangiano a quattro palmenti e si ubriacano con la birra di Aegir insieme agli dei su ad Asgard, assistendo allo show di Loki.

Gli Elfi praticano solo l'amore platonico.
Che gusto c'è poi a vivere mill'anni se non si può neppure far l'amore?

Gli Elfi asessuati sono una delle cose filologicamente più ridicole, visto che tali creature sono tradizionalmente legate all'universo ctonio e al culto della Madre Terra e della sua Fecondità.
Nella mitologia nordica il signore assoluto degli Efli è Freyr, dio della fertilità, divinità fallica in alcuni casi, e marito della più grande Etera sacra di Vanaheim, la divina sua sorella Freya, Venus germanica.
Le ballate svedesi ci presentano bionde fanciulle dei boschi che adescano bei giovani, quelle scozzesi parlano di giovani elfici che insidiano le donne per bene. Non è quindi escluso che il popolo degli immortali dei boschi fosse simile a quello delle ninfe e dei satiri nostrani...

Conferma di tutto questo ce lo danno le sensuali e folli fairies shakespeariane. Titania non è certo un modello di castità.



Nello stessoTolkien gli Elfi non disdegnano l'amore fisico. La loro concezione dell'amore è più che altro un'idealizzazione dei dettami della chiesa cattolica riguardo ai rapporti tra coniugi. Si copula a scopo procreativo ma si copula. In Tolkien, esistono la libidine, lo stupro, la seduzione, anche se hanno ovviamente connotati del tutto negativi.
Esiste il desiderio, che è "sia appagato sia riservato, potente ma decoroso, un accenno di ciò che sarebbe potuto essere, dal punto di vista di Tolkien, se il mondo fosse stato più puro di come è oggi"(vedi qui) . Amore puro, non amore "sterilizzato".



I clichè che oberano la figura dell'Elfo sono molti, e quest'elenco non vuole essere esaustivo (qualunque contributo per renderlo più completo è benvenuto). Sono così tanti che è quasi impossibile emancipare del tutto del loro vittime, una buona parte dei lettori non approva figure elfiche troppo originali.
Una nuova concezione di tali personaggi casomai più fedele ai miti nordici che alla reinvenzione tolkieniana delle stirpi elfiche, è pur sempre auspicabile per un rinnovamento della letteratura fantastica.
Ogni contaminazione, dall'inserimento di pratiche sciamaniche nella cultura elfica, alla trasposizione del popolo degli immortali custodi della natura in ambito urban fantasy e new weird sarebbe bene accetta.

domenica 1 febbraio 2009

Riflessioni impegnate

Su facebook mi diletto con un gioco gangsteristico. Posso vantarmi di essere una gangster pacifista.
Non attacco altri malviventi, porgo l'altra guancia e faccio soldi onestamente, gestendo locali e vendendo dvd piratati.
Riesco a guadagnare abbastanza e mi diverto.

Conclusione: Facebook insegna che mafia e imprenditoria sono la stessa cosa.


Sempre su F.B. c'è anche un gioco di ruolo fantasy, nel quale si è elfi impegnati a difendere il proprio villaggio e a compiere belle imprese.
La struttura è fondamentalmente uguale a quella del gioco gangsteristico.

Conclusione: Facebook insegna che elfi e mafiosi sono perfettamente uguali.